Presentazione del libro e nota di Paola Maria Minucci

Donzelli Editore, Roma dicembre 2019
Per la prima volta è stata pubblicata in Italia tutta l’opera poetica di Kavafis in un elegante e poderoso volume (pp. 714) con il testo greco a fronte, traduzione a cura e con un’interessante postfazione di Paola Maria Minucci per la casa editrice Donzelli di Roma, risultato di un attento e impegnativo lavoro, durato otto lunghi anni.
Fino a poco tempo fa, infatti, se si esclude qualche eccezione circoscritta all’ambito universitario, l’immagine e la fama del poeta, soprattutto in Italia, erano affidate quasi esclusivamente a 154 poesie e a poche altre fra quelle cosiddette nascoste o segrete, e ad alcune delle rifiutate.
La sua opera poetica ora viene qui presentata integralmente. Oltre ai testi poetici riconosciuti e a cui il poeta ha dato il suo imprimatur, 153 con l’aggiunta di un’ultima lirica postuma, vengono tradotte altre 74 poesie per la maggior parte inedite (Poesie segrete –Κρυμμέναποιήματα) ma, quel che è più interessante, liriche che Kavafis riteneva di dover conservare segretamente, testi da non pubblicare, ma da conservare, come lui stesso ha scritto in margine a diversi di questi componimenti. Concludono il volume anche 27 tra le sue poesie più antiche, di cui alcune da lui edite su riviste locali o comunque fatte circolare nella forma prediletta dei foglietti volanti, ma in seguito da lui stesso rifiutate. In appendice vengono proposti anche i primi versi scritti da Kavafis in inglese, composti tra il 1877 e il 1882, quindi molto prima delle sue composizioni in greco. Non inclusi in questo volume, sono 30 abbozzi di poesie incompiute, pubblicati in un’edizione filologica in Grecia a cura di Renata Lavagnini e da lei poi tradotti in italiano.
La lettura di tutta l’opera di Kavafis, riunita in un solo volume, evidenzia, come più volte è stato affermato, la particolarità della sua produzione poetica: il suo essere cioè un continuo work in progress; permette di entrare nel laboratorio del poeta, mettendo in luce il lavoro ossessivo su ogni testo, rielaborato per anni, se non per decenni, ma soprattutto offre un quadro della sua poesia e delle tematiche che l’attraversano decisamente più ricco e dagli orizzonti più aperti. Queste pagine – scrive la curatrice nella sua postfazione – “sono un tramite, un mezzo per capire meglio ciò che si cela dietro le sue parole, per andare oltre i vari mascheramenti, storici, mitologici e finanche autobiografici. Sotto questa luce la sua poesia diventa una grande metafora e l’opera completa una chiave per leggerla”.
Anche se, come è il convincimento di molti, le prove giovanili non reggono il confronto con i testi poetici del periodo creativo maturo di Kavafis, molte di esse –si legge ancora nella postfazione al volume – si rivelano decisamente interessanti e in alcuni casi, soprattutto per quanto riguarda le poesie segrete, artisticamente valide. “Sono componimenti che ha nascosto, ha sepolto, per usare il termine a cui lui stesso fa più volte ricorso, ma è poi proprio a queste poesie che riconosce un valore e un’importanza notevoli, se arriva ad affermare che è solo da ciò che ha rifiutato che verrà compreso davvero; del resto è a questi versi che il poeta affida la parte più autentica e profonda di sé, come scrive già nel 1892:
Molte le poesie scritte
nel mio cuore, e quei canti
sepolti sono a me molto cari.
(« Nous n’osons plus chanter les roses », 1892)”.
Nota di Paola Maria Minucci
Ho cominciato a occuparmi della poesia di Kavafis fin dai primissimi anni del mio interesse per la letteratura neogreca. Risale al 1979 il mio saggio monografico uscito in Italia per la casa editrice Nuova Italia nella collana Il Castoro e in seguito pubblicato anche in Grecia con il titolo ΗλυρικήαφήγησηστονΚαβάφη(Εκδ. Ύψιλον, Αθήνα 1987, σσ.123). Nel corso degli anni mi sono più volte occupata della traduzione della sua poesia anche con saggi critico-teorici e infine con la pubblicazione di una antologia Poesie d’amore e della memoria (Newton Compton, Roma, 2006, pp. 293) in cui proponevo in italiano 111 delle 154 poesie del corpus riconosciuto.
Con il tempo ho poi maturato il convincimento che era arrivato il momento di far conoscere al pubblico di lettori italiani la sua intera opera poetica. È così cominciato un lento lavoro di lettura e resa in italiano di tutti i suoi testi poetici, un tentativo di entrare in un dialogo profondo con la sua poesia, cercando di capire ciò che Kavafis esprimeva al di là delle parole, applicando la chiave di lettura che lui stesso ci indica in molte poesie. Per comprendere veramente i suoi versi, è infatti importante andare a cercare l’emozione che rimane molto spesso nascosta dietro gli episodi e il loro racconto. Si tratta di capire anche quello che non scrive, quello che suggerisce e di cui ci dà soltanto qualche minimo indizio, dando voce non solo a quello che trova espressione nelle parole, ma anche a quello che trasmette come sensazioni. È stato un lavoro di scavo che Kavafis ha per primo fatto su se stesso seguendo un cammino che porta all’essenzialità, una strada che il traduttore deve percorrere insieme a lui.
La trasposizione in italiano ha cercato di rendere la semplicità e linearità classica del testo di Kavafis, che a volte può apparire anche come un’asperità realistica senza concessioni ad abbellimenti; con un’attenzione particolare alla scelta del lessico e a tutte le sue sfumature ma anche alla sua punteggiatura, spesso trasgressiva, che sottolinea il ritmo a singhiozzo di molte sue poesie, come un ricordo semicancellato che torna alla memoria con piccoli flashes, frammentari.